San Barbato, originario sicuramente di Castelvenere, ebbe i suoi natali nel 602 in contrada Foresta, nei pressi del locale convento basiliano. I monaci, attratti dalle doti di bontà e di intelligenza del ragazzo, cominciarono a formarlo al ministero sacerdotale. Fin da giovanetto fu mandato a Benevento, ove divenne massimo dotto nelle sacre lettere e si consacrò nell'apostolato della parola. Nominato parroco della chiesa di San Basilio di Morcone, ivi fu ingiustamente calunniato, ma richiamato a Benevento fu subito scagionato e, da allora in poi, rispettato persino dai Longobardi, adoratori della vipera. San Barbato è celebre per aver fortemente contribuito alla conversione completa dei Longobardi al cristianesimo, i quali benché battezzati adoravano ancora gli idoli come la vipera d'oro e gli alberi sacri. San Barbato, divenuto vescovo di Benevento, si avvalse dell'appoggio del duca di Benevento Romoaldo e di sua moglie Teodorata per estirpare dalla città l'idolatria. Secondo la leggenda fu egli stesso a tagliare l'albero sacro del noce sotto il quale si riunivano le streghe per celebrare i loro riti magici, fecendo erigere al suo posto un tempio con il nome di Santa Maria in Voto. San Barbato morì il 19 febbraio del 682 ed il suo nome figurò da subito nell'elenco dei Santi ed il suo culto si diffuse al punto che sia in Benevento che in Salerno gli fu dedicato un edificio sacro. Le sue reliquie sono custodite presso il santuario di Montevergine, ma una di esse, consistente in un pezzo di osso di un braccio, è gelosamente custodita nella chiesa parrocchiale di San Nicola in Castelvenere. |
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